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C’è una correlazione tra l’esposizione ai Pfas e la mortalità per cancro e malattie cardiovascolari nel periodo tra il 1985 e il 2018. Questo quanto riscontrato dal gruppo di ricerca dell’Università di Padova coordinato dal professore Annibale Biggeri del dipartimento di Scienze cardio-toraco-vascolari e Sanità pubblica dell’Università di Padova, in collaborazione con il Registro tumori dell’Emilia-Romagna, il Servizio statistico dell’Istituto superiore di sanità e con il contributo di citizen science del gruppo Mamme No Pfas. Lo studio denominato ‘All-cause, cardiovascular disease and cancer mortality in the population of a large Italian area contaminated by perfluoroalkyl and polyfluoroalkyl substances (1980–2018)’ è stato pubblicato su ‘Enviromental Health’.
“Per la prima volta – si legge in una nota -, i dati forniti dimostrano formalmente un’associazione tra esposizione a Pfas e mortalità per malattie cardiovascolari, mettendo in evidenza anche la correlazione tra cancro del rene e cancro ai testicoli e Pfas nella popolazione veneta dell’area contaminata”.
“Nei 34 anni compresi tra il 1985, assunto come data di inizio della contaminazione delle acque, e il 2018, ultimo anno di disponibilità dei dati di mortalità causa – ha spiegato il professor Annibale Biggeri – nella popolazione residente dell’area Rossa abbiamo osservato 51.621 decessi contro 47.731 attesi. Si tratta – ha sottolineato – di un eccesso di 3.890 morti rispetto all’atteso, cioè di un morto in più ogni tre giorni. Abbiamo trovato prove di un aumento della mortalità per malattie cardiovascolari, in particolare malattie cardiache e cardiopatia ischemica, e malattie neoplastiche maligne, tra cui il cancro del rene e il cancro ai testicoli. Ed il trend è in crescita soprattutto tra i più giovani, dove abbiamo riscontrato un aumento della mortalità per tumori. Degno di nota anche il fatto che si riscontri un effetto protettivo nelle donne in età fertile, probabilmente dovuto al trasferimento di Pfas alla progenie”.
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