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Il 30 settembre 2024, a Milano, è stata effettuata un’indagine profonda che ha gettato luce sui risvolti oscuri del mondo ultrà del San Siro. Questa inchiesta ha rivelato in dettaglio le manovre degli ultra, tanto dei tifosi dell’Inter quanto del Milan, allo stadio Meazza, e l’indiscutibile influenza delle organizzazioni criminali. Un grande blitz, condotto lunedì 30 settembre, ha portato all’arresto di 19 individui, sconvolgendo i capi tanto del settore Nord per l’Inter, quanto del Sud per il Milan.

L’operazione di indagine, coordinata dall’antimafia distrettuale, è stata condotta all’alba dagli uomini del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anti crimine della polizia, della Squadra mobile e del S.I.S.CO di Milano. Decine di misure cautelari e perquisizioni sono state effettuate contro coloro sotto inchiesta per vari crimini, tra cui associazione a delinquere, estorsione, lesioni con l’aggravante del metodo mafioso, e altri gravi reati. Al contempo, misure supplementari sono state effettuate dalle forze dell’ordine del Servizio centrale investigazioni criminalità organizzata e del Nucleo di polizia economico-finanziario della Guardia di Finanza, come dichiarato in un comunicato della Questura.

Nel contesto della squadra nerazzurra, fra gli individui incriminati figura Marco Ferdico, attore principale fino all’assassinio di Antonio Bellocco, erede della rinomata famiglia Bellocco della ‘ndrangheta, ucciso il 4 settembre a Cernusco sul Naviglio. Il decreto di arresto preventivo, rilasciato dal giudice per le indagini preliminari Domenico Santoro e richiesto dal procuratore Paolo Storari, è stato notificato anche a Andrea “Berro” Beretta, autore dell’omicidio di “Totò u Nanu”. Beretta si trovava già in detenzione a San Vittore per avere assassinato un calabrese di 36 anni, originario di San Ferdinando, fuori dalla palestra Testudo. Viene inoltre accusato di aver agevolato le operazioni della famiglia Bellocco.

Dall’altro lato, la figura più nota è quella del capo incontrastato della Sud, Luca Lucci, conosciuto come “Il Toro”, che compirà 43 anni il 10 novembre, già condannato ripetutamente per traffico di droga e reati commessi negli stadi. Negli ultimi tempi, soprattutto durante l’ultimo derby, ha fatto la sua ricomparsa nel secondo anello blu. Si trova in prigione anche il fratello maggiore, Francesco, 45 anni, che ha temporaneamente preso il suo posto alla guida, insieme ad altri luogotenenti fidati come Cristian Rosiello e Islam Hagag, noto anche come Alex Cologno, famosi anche per la loro manifesta lealtà al rapper Fedez.

Cominciamo dal Nord. L’inchiesta della Procura ha portato all’attenzione il settore nascosto del Meazza, che include la rivendita illegale dei biglietti per le partite, l’industria secondaria dei parcheggi vicino allo stadio, fino al merchandising. Un business lucroso che ha suscitato l’interesse di coloro che hanno dominato la curva nerazzurra negli anni recenti. Sono stati anni segnati da sconvolgenti cambi di leadership, tutti precipitati da decessi violenti: quelli di Daniele Belardinelli, Vittorio Boiocchi e Antonio Bellocco.

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Il ritorno dell’Zio è stato segnato dalla prima morte, quella di “Dede” avvenuta nella serata di Santo Stefano del 2017 durante gli scontri tra hooligans interisti e napoletani. Questo ha provocato un inevitabile cambiamento nel secondo anello verde che ha favoreggiato la salita di Vittorio Boiocchi alla guida. Boiocchi, recentemente ritornato in curva dopo quasi tre decenni dietro le sbarre, era ansioso di recuperare rapidamente il tempo e i soldi perduti. Con lui, Beretta ha assunto il controllo come braccio destro, mentre l’intera gestione dei biglietti, secondo quanto emerso da un’indagine precedente della Digos, sarebbe stata consegnata a Renato Bosetti. Bosetti, leader storico del gruppo Old Fans, è noto per la sua vicinanza al movimento di estrema destra CasaPound, per il quale si è persino candidato in una tornata regionale.

La supremazia dello Zio è persistita fino alla notte del 29 ottobre 2022, quando è stato brutalmente assassinato da due sicari a bordo di una motocicletta potente, proprio fuori la sua abitazione, in via Fratelli Zanzottera a Figino, con tre proiettili. Il crimine rimane ancora insoluta. Ciononostante, dopo la morte di Boiocchi, il suo subordinato Andrea Beretta è riuscito a prenderne le redini, benché Marco Ferdico sia divenuto formalmente il volto del gruppo, ruolo che fino a quel momento non aveva mai assunto. Parallelamente, è emersa anche la presenza di Antonio Bellocco, il quale dopo aver espiato una pena di 9 anni per affiliazione mafiosa, ha optato per traslocare al Nord sotto la sorveglianza delle autorità. La sua preponderanza a San Siro è divenuta progressivamente più rilevante, ma presto sono sorti i primi dissidi con “Berro”, principalmente relativi alla divisione del lauto guadagno del Meazza.

Ricapitoliamo gli eventi del 4 settembre. Bellocco arriva alla Testudo Gym di Cernusco sul Naviglio con la sua Smart bianca, parcheggia e va a incontrare Beretta. Nonostante la loro amicizia teorica e una partita di calcetto la sera precedente per il compleanno di Ferdico, il loro incontro si rivela fatale. Lasciano la palestra insieme e salgono sulla Smart, ma subito dopo una telecamera cattura la macchina che fa retromarcia prima di lanciarsi improvvisamente in avanti, fuori controllo. In quel momento, Beretta sta già attaccando Bellocco, infliggendo una ventina di coltellate, tra cui alcune letali al collo e al cuore. In un successivo interrogatorio, il killer sostenne di aver agito in difesa, affermando che Bellocco “voleva eliminarmi” e che per questo motivo portava sempre con sé una pistola con la serial number abrasa in un’elsa sotto l’ascella.

L’inchiesta che ne segue è complessa e vasta. Gli esperti della Polizia, guidati dal rappresentante Alfonso Iadevaia e dall’ufficiale Domenico Balsamo, hanno lavorato per anni per ricostruire le dinamiche criminali e assegnare i ruoli di responsabilità. Questo sforzo ha coinvolto anche l’altro lato del tifo organizzato, la fazione Sud, dato che da un po’ di tempo circola la voce di un patto di non belligeranza tra i tifosi e di un accordo di pace stipulato ai massimi livelli per evitare l’attenzione indesiderata e massimizzare i profitti. Questo intricato sistema criminale produce una cifra di denaro stupefacente, tutto a danno di chi frequenta lo stadio esclusivamente per tifare per la propria squadra e non per minacciare, arricchirsi e dominare gli altri con mezzi violenti.



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