Non sembra esserci alternativa al licenziamento per i 420 lavoratori dello stabilimento Jabil di Marcianise, in provincia di Caserta: la fabbrica chiuderà entro il 31 marzo 2025. L’ultimo tavolo tecnico al Ministero del Lavoro si è risolto in un nulla di fatto. All’incontro hanno partecipato i vertici aziendali, i rappresentanti sindacali, i dirigenti di due Ministeri (Imprese e Lavoro), i rappresentanti della Regione Campania e Invitalia.
La proposta di Jabil
Jabil propone di far assumere i 420 dipendenti da una nuova società. I sindacati sono scettici e ritengono che se anche questa strada possa essere percorribile, il problema non potrebbe essere risolto prima di tre anni. Nel frattempo i dipendenti e le loro famiglie sarebbero lasciati nell’incertezza e nel bisogno. Durante l’incontro al Ministero del Lavoro alcuni dipendenti di Jabil, azienda statunitense di elettronica, sono arrivati in autobus da Marcianise per manifestare e chiedere certezze per il loro posto di lavoro. Tutte le precedenti operazioni di ricollocamento compiute da Jabil con aziende cui ha ceduto i propri dipendenti si sono tradotte in fallimenti. Gli esempi, in negativo, portati dai lavoratori di Marcianise e dai rappresentanti sindacali sono in particolare quelli di Orefice Group e Softlab.
L’accusa dei sindacati
“Il management di Jabil ha presentato un piano industriale per niente credibile“, spiega la Fiom di Caserta, che racconta di aver chiesto, assieme alle altre organizzazioni sindacali “un piano concreto che non sia basato su previsioni, ma su certezze e fino ad ora quelle certezze non sono state fornite. Il territorio di Caserta non può rischiare un altro fallimento industriale”. I lavoratori e i sindacati si preparano dunque a un autunno caldo di proteste.
Le tappe della vicenda
Il calvario per i dipendenti Jabil di Marcianise è iniziato nel 2015, quando l’azienda incorporò un ramo della Ericsson, che aveva lo stabilimento nel comune di San Marco Evangelista in provincia di Caserta. Jabil prese con sé anche i lavoratori della Ericson e il suo organico superò quota 900 addetti. Quello fu l’inizio della vertenza.
Negli anni successivi, Jabil spinse per la fuoriuscita di circa 500 lavoratori, tra esodi incentivati e ricollocazioni in altre aziende.
Nel 2023 la Jabil, presentò un piano industriale in cui fissava in 250 il numero ideale di lavoratori per far funzionare l’impianto. I vertici aziendali lamentavano la drastica riduzione delle commesse e la scarsa competitività dello stabilimento di Marcianise.
Il 30 aprile 2023 la dirigenza di Jabil comunicò al ministero delle Imprese e del Made in Italy l’intenzione di chiudere i conti con lo stabilimento di Marcianise e con l’Italia. Quell’evento, nella vertenza, segnò il punto di non ritorno.
A metà giugno 2024 i dipendenti vennero messi in ferie forzate, dopo il mancato accordo sulla proroga della cassa integrazione.
Il 9 luglio 2024 la doccia fredda: l’annuncio che il sito sarebbe stato definitivamente chiuso entro il 31 marzo 2025 e i lavoratori licenziati. All’annuncio seguì un immediato sciopero e una serie di manifestazioni in loco e a Roma, così come diversi tavoli tecnici fra le parti con la mediazione ministeriale. Tutto inutile, fino ad ora.
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