Nel lungo comunicato stampa a conclusione dell’ultimo Consiglio dei Ministri il Governo dà notizia di aver preso atto della rinuncia parziale della Regione Campania al ricorso promosso avverso alcuni articoli del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, e del disposto trattenimento della causa in decisione. Tradotto dal burocratese la Campania ha sostanzialmente rinunciato ad ostacolare il cammino della Zes unica del Mezzogiorno voluta da Meloni e Fitto e che però aveva fatto andare su tutte le furie il governatore campano Vincenzo De Luca: “Abbiamo smantellato l’unica Zes che funzionava benissimo, quella della Campania”. Che cosa è successo in questo periodo da far cambiare idea a De Luca tanto da rinunciare alla specifica impugnazione dell’articolo 9 del decreto-legge, relativo nello specifico alla istituzione della Zes unica?
E’ successo semplicemente che il peso della Campania nella nuova Zes unica del Sud è cresciuto esponenzialmente tanto da “consolare” il presidente De Luca della perdita della “sua” Zes campana. Non è un caso che nello scorso agosto il ministro per la Coesione Raffaele Fitto abbia nominato l’avvocato Giosy Romano coordinatore unico della Zes per tutto il Mezzogiorno d’Italia. Romano è un avvocato amministrativista, presidente del Consorzio per l’Area di sviluppo industriale della provincia di Napoli e presidente della Cise, Confederazione Italiana per lo Sviluppo economico. Dal 2013 al 2018 è stato sindaco di Brusciano, in provincia di Napoli, e per un periodo anche presidente regionale dell’Anci. L’avvocato Romano è soprattutto l’ex commissario straordinario della Zes in Campania, apprezzatissimo da De Luca, che ha preso il controllo della Struttura di missione della presidenza del Consiglio per la Zona Economica Speciale (Zes) unica del Mezzogiorno dopo le misteriose dimissioni del siciliano Antonio Caponetto.
Le dimissioni di Caponetto, secondo quanto riportato, sarebbero dovute a motivi personali e non sembrerebbero legate alle recenti polemiche che hanno investito la misura della ZES, criticata per la sua presunta inefficacia nel fornire reali benefici alle imprese tuttavia proprio il governatore campano inaugurando venerdì scorso il nuovo scalo aeroportuale di Salerno ha rimarcato: “con la Zes unica abbiamo portato tutto a Roma penalizzando esperienze dinamiche che noi avevamo conosciuto nei territori. Noi siamo stati talmente generosi da offrire l’ex responsabile della Zes Campania, Giosy Romano, che funzionava benissimo per sostituire il responsabile nazionale della Zes che non funzionava benissimo”.
Di concreto c’è che probabilmente il Presidente del Consiglio Meloni non ha nessuna intenzione di trovarsi il fumantino governatore campano di traverso sulla Zes e su tutte le questioni che riguardano il Sud e così dopo qualche epico scontro verbale con De Luca, Meloni avrebbe scelto una strategia dell’appeasement come dimostrano la nomina di Romano e l’accordo coesione per 3,5 miliardi firmato in pompa magna a Palazzo Chigi da De Luca e Meloni.
Dal canto suo De Luca ha tutta l’intenzione di far pesare di più la Campania nella Zes e in generale nelle politiche di coesione: “ogni volta che si parla di autonomia differenziata comincia la narrazione del Sud dei miserabili, degli inefficienti, dei ladri, degli straccioni. Per quello che riguarda me e la Campania, voglio ribadire che noi siamo pronti ad accettare la sfida dell’efficienza, del rigore amministrativo, del rigore nella gestione del bilancio, nei confronti di chiunque”.
L’attivismo di De Luca è sicuramente una nota positiva per i campani che peseranno sicuramente di più all’interno della Zes non solo per le strategie politiche del governatore ma anche per l’avanzamento infrastrutturale rispetto a regioni come la Sicilia: la Campania è già raggiunta dall’alta velocità e proprio in questi giorni e stato aperto l’aeroporto di Salerno – Costa d’Amalfi e previsto il potenziamento internazionale dell’aeroporto napoletano di Capodichino grazie soprattutto al sistema aeroportuale unico regionale con la gestione di Gesac.
All’entusiasmo campano corrispondono le perplessità e le paure siciliane che si erano palesate già all’annuncio della Zes unica del Mezzogiorno e che in un certo senso si sono concretizzate con l’avvio della nuova struttura e con i primi provvedimenti che non hanno mancato di causare delusioni e proteste sia per le piccole e medie imprese, tagliate fuori dalla Zes Unica a causa dell’investimento minimo di 200 mila euro richiesto per beneficiare delle agevolazioni, sia per le altre aziende che hanno visto il credito d’imposta concedibile nella misura massima del 60% dell’investimento crollare ad appena il 10,60%.
Alla Zes unica del Sud serve un cambio di marcia, serve soprattutto che non parli solo napoletano.
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