Porto mio figlio al lavoro? Sì ma come? Un’affermazione del genere oggi fa alzare il sopracciglio e al solo pensarci e parlarne, si viene anche derise, o derisi. Eppure una volta era possibile eccome farlo. Le acrobazie da funambola che deve fare una “Super mamma” non si contano più.
Porto mio figlio al lavoro
Sembra che la nostra società sia sempre meno a misura di bambino. Tantissime donne, dopo aver partorito, devono raccomandarsi a tutti i santi del Paradiso per trovare un posto al nido, magari senza dover investire tutto lo stipendio nella retta.
Oppure sono costrette addirittura, calcoli alla mano, a rinunciare a lavorare fuori casa. Spesso la salvezza è la “santa nonna”, che quando arriva, salva il nipote, la figlia, o il figlio, il bilancio familiare e sovente, lava, stira e va anche alle riunioni scolastiche del “pupo”. Già, ma non tutti hanno la “santa nonna”. Non è possibile rischiare il non rinnovo del contratto se si decide di allargare la famiglia. Non è possibile rimandare la maternità all’infinito. Ci siamo lentamente dimenticati che una volta, tante donne andavano a lavorare, riuscendo a portarsi i bambini e allattavano. Erano contadine, operaie, che si raccomandavano al buon cuore del capo.
Nonne baby sitter – calo demografico
Quando c’erano meno regole e norme, era pieno di cullette nei retro bottega. Forse non era il sistema più adeguato, ma il bimbo poppava e la madre, potendogli dare un’occhiata, stava più serena. Oggi la musica è del tutto cambiata. Non starò qui a sciorinare i dati, le agevolazioni e le abitudini sane del nord Europa, dove le mamme hanno molti aiuti e la società è sul serio più a misura di bambino. Non siamo tenuti a imitare gli altri. Abbiamo una nostra cultura e una nostra struttura sociale, che sarebbero sufficienti con un po’ di buon senso, arrendere più agevole la vita di tante famiglie.
Dare più congedo parentale, serve fino ad un certo punto, perché diciamocelo, non si può mica stiracchiarlo per anni! Posticipare il problema non risolve. Però, esiste nei paesi nordici, “L’Asilo Nido in Famiglia che offre un servizio alternativo rispetto agli asili pubblici e privati.
Denatalità
Ci sono mamme che durante il giorno accolgono altri bambini nella propria casa per accudirli mentre i loro genitori sono al lavoro. I costi vanno da 3 a 6 euro l’ora. Non esiste una quota d’iscrizione e si pagano solo le ore di presenza effettiva. Il servizio è nato nell’Europa settentrionale, dove è chiamato “Tagesmutter” – mamme di giorno. E’ un’opzione, ma davvero è impossibile mettere in piedi un piccolo nido nei posti di lavoro? In una fonderia certamente no, ma in tanti uffici, si potrebbe eccome. Spaventano i costi?
Sarebbe un investimento, perché un clima sereno è più produttivo e poi si potrebbe considerare un contributo statale. Non è impossibile, ma le norme scoraggiano, perché sono stringenti e complesse; del resto siamo il paese della burocrazia. Eppure una volta le operaie della “Luisa Spagnoli” avevano il nido in fabbrica, eccome.
Super mamma – porto mio figlio al lavoro
Davvero è così difficile pensare ad esempio ad un nido in vari luoghi di lavoro, come fabbriche e varie imprese imprenditoriali, in una zona adeguatamente separata dove le mamme potrebbero fare un salto per allattare? No, non lo è. Il problema è la mentalità che tende a rifiutare i bambini. In molti uffici, è consentito portarsi dietro il cane, ma non i figli.
Invece, proviamo a pensare ad una università con un nido adeguato, oppure ad una scuola media o superiore con un piccolo nido. Pensate a quante madri lavoratrici potrebbero usufruirne. La nostra provincia ha sempre meno bambini e di posti di lavoro con stanze vuote che si potrebbero adibire a nidi, ce ne sono tanti. Walt Disney ha detto – “se puoi immaginarlo, puoi farlo”.
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